27 de mar. de 2011

Bolsas de Estudo na Itália


A Universidade para Estrangeiros de Perugia está com Edital de bolsas aberto para professores ou graduados em Italiano para o 

CORSO DI LINGUA ITALIANA CONTEMPORANEA

Mais informações em
http://www.unistrapg.it/sites/www.unistrapg.it/files/borse/110321-bando-lic.pdf



O Ministério das Relações Exteriores também está oferecendo bolsas de vários tipos:
http://www.esteri.it/MAE/opportunita/Stranieri/20110325_BANDO_BORSE_11-12.pdf



In bocca al lupo !

24 de mar. de 2011

"Il disco si posò", Dino Buzzati

IL DISCO SI POSÒ

Dino Buzzati (San Pellegrino di Belluno 1906 – Milano 1972), cronista del Corriere della Sera dal 1928 fino alla fine dei suoi giorni, fu autore di racconti, opere letterarie, libretti teatrali, divagazioni diaristiche e corrispodente di guerra in Etiopia. Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia e, allo stesso tempo, uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica con suo sguardo fantastico e assurdo della realtà. Capolavoro: “Il deserto dei Tartari” (1940).

Era sera e la campagna già mezza addormentata, quand’ecco il disco volante si posò sul tetto della chiesa che sorge nel punto più alto del paese.
Lassù nella sua camera che dà sul tetto della chiesa, il parroco, don Pietro, stava leggendo, col suo sigaro in bocca. Quando sentì l’insolito rumore si alzò dalla poltrona e andò alla finestra. Vide allora quel coso straordinario, colore azzurro chiaro, diametro circa dieci metri.
Non gli venne paura, né gridò, neppure rimase sbalordito. Rimase là, col sigaro in bocca, ad osservare. E vide aprirsi uno sportello.
Ora sui connotati dei due strani esseri che uscirono dal disco, siccome don Pietro è un grande confusionario, di sicuro si sa solo questo: ch’erano smilzi e di statura piccola, un metro-un metro e dieci. Però si allungavano e accorciavano come fossero di elastico. Circa la forma, non si è capito molto: “Sembravano spiritelli, sembravano due insetti”. “E avevano due occhi come noi?” “Certo, uno per parte, però piccoli” E la bocca? E le braccia? E le gambe? Don Pietro non sapeva decidersi: “In certi momenti vedevo due gambette e un secondo dopo non le vedevo più... Insomma, che ne so io? Lasciatemi una buona volta in pace!”.
“Ehi!” gridò con la sua voce forte. “Giù di là, giovanotti. Chi siete?”
I due si voltarono a guardarlo e sembravano poco emozionati. Però scesero subito, avvicinandosi alla finestra del prete. Poi il più alto cominciò a parlare. Don Pietro – ce lo ha lui stesso confessato – rimase male: il marziano parlava una lingua sconosciuta. Ma era poi una vera? Dei suoni, erano, che ricordavano le trasmissioni Morse, tutti attaccati senza mai una pausa. Eppure il parroco capì subito tutto, come se fosse stato il suo dialetto. Trasmissione del pensiero?
Oppure una specie di lingua universale automaticamente comprensibile?
“Calmo, calmo” lo straniero disse “tra poco ce n’andiamo. Sai? Da molto tempo vi giriamo intorno, e vi osserviamo, ascoltiamo le vostre radio, abbiamo imparato quasi tutto. Tu parli, per esempio, e io capisco. Solo una cosa non abbiamo potuto comprendere. E proprio per questo siamo scesi. Che cosa sono queste antenne? E faceva segno alla croce. Ne avete dappertutto. Puoi dirmi, uomo, a cosa servono?”
ridotto e adattato dai “Sessanta racconti” di Dino Buzzati



LESSICO
coso – oggetto o persona di cui non si conosce o ricorda il nome
sbalordito – sorpreso
sigaro – cilindro formato da foglie di tabacco arrotolate, che si fuma
sportello – porta di accesso di automezzi ed altri veicoli
connotato – ogni elemento somatico-caratteristico che permette di identificare una persona
smilzo – esile, sottile
spiritello – piccolo essere soprannaturale
lasciare in pace – non disturbare
voltare – girare la testa
attacato – legato

DISCUSSIONE

  1. Molti raccontano delle storie i cui protagonisti sono degli “alieni”. Tu credi all’esistenza di un mondo “oltre” o, secondo te, siamo soli nell’universo?

2. E tu come immagini un extraterrestre (nell’aspetto e nel carattere)?

3. Come finirà, secondo te, la storia di Buzzati? (Accedi al link del brano originale e scopri come andrà a finire!)

attività tratta e adattata da Sapore d’Italia

Parliamo delle preposizioni!
La preposizione è quella parte invariabile del discorso che collega e mette in relazione tra loro gli elementi della frase (nomi, pronomi, verbi all’infinito, avverbi).

Es. I due si voltarono a guardarlo.

E proprio per la funzione di collegamento che svolgono, le preposizioni vengono dette funzionali, più precisamente, funzionali subordinanti. Infatti, le preposizioni da una parte espandono e completano il significato della parola da cui dipendono, dall’altra mettono la parola cui sono premesse nella condizione di essere subordinata.

Es. Il deserto dei Tartari.

La preposizione articolata dei completa il nome “deserto” e, nello stesso tempo, stabilisce un rapporto di subordinazione tra “deserto” e “Tartari”. Il gruppo di parole “dei Tartari”, costituito da una preposizione + un nome, viene detto sintagma (o gruppo) preposizionale dipendente dal gruppo “Il deserto”.

Classificazione:

Le preposizioni si dividono in base alla forma in tre gruppi:

- Preposizioni proprie: che possono svolgere solo la funzione di preposizione e vengono divise in semplici (di, a, da, in, con, su, per, tra(fra)) e articolate (del, degli, dei, delle, al, allo ecc.).

Es. Trasmissione del pensiero?

- Preposizioni improprie: sono parti del discorso che, per un processo di ricategorizzazione, vengono usate anche come preposizioni. Sono avverbi (davanti, dietro, dopo, fuori ecc.), aggettivi (lungo, secondo, salvo ecc.), participi presenti o passati (durante, mediante, verso, eccetto ecc.) e aggettivi (vicino, lontano ecc.).

Es. Starò fuori città per qualche giorno (= preposizione)

      Vai fuori! (= avverbio)

- Locuzioni prepositive: sono espressioni formate da due o più parole che costituiscono un tutto unico con valore di preposizioni (lontano da, fuori di, vicino a, insieme con ecc.)

Es. Paolo abita di fronte a Laura (= locuzione prepositiva)

      Paolo abita nella casa di fronte (= locuzione avverbiale)

adattato da “La grammatica della lingua italiana” (Marcello Sensini)


ESERCIZIO
Ti proponiamo un esercizio sulle preposizioni proprie, che, come abbiamo appena visto, sono le seguenti: di, a, da, in, con, su, per, tra o fra. Non dimenticare di quelle articolate!


Lo studioso che smaschera i fotomontaggi

In questi giorni Paolo Toselli, 37 anni, di Alessandria, sta indagando (1) _____ un caso che si è verificato (2) _____ sua città. Il 22 maggio scorso, un ragazzo ha avvistato un oggetto a forma (3) _____ disco. E lo ha fotografato. Toselli ha interrogato più volte il testimone, continua (4) _____ analizzare le foto al computer (5) _____ accertarsi che non si tratti (6) _____ fotomontaggi. Perché questo impiegato ha un’altra professione: quella di ufologo. “Il mio interesse risale a quando avevo 13 anni” dice Toselli. “Mi affascina l’idea che non siamo soli (7) _____ universo. Ma bisogna essere scientifici. È facile prendere abbagli. Io , che (8) _____ anni studio queste cose, non ho visto un solo Ufo. E prima (9) _____ credere a una testimonianza, faccio mille accertamenti”.

Risposte : (1) su / (2) nella / (3) di / (4) ad / (5) ad / (6) di / (7) all’ / (8) da / (9) di



8 de mar. de 2011

Carnevale in Italia

Lo volete scoprire?


Diversamente da quanto si potrebbe pensare il Carnevale in Italia ha origini molto antiche, risale a tradizioni precristiane, che si ricollegavano ai saturnali e ai lupercali, riti dei romani per la fertilità della terra che rappresentano il passaggio dall’inverno alla primavera.
In alcune città inizia il 26 Dicembre, in altre a Capodanno o all’Epifania, in altre ancora alla Candelora, il 2 Febbraio, termina sempre il martedì che precede il giorno delle Ceneri, che dà inizio alla Quaresima, periodo di digiuno, penitenza e purificazione che serve di preparazione alla Pasqua.
Durante il Carnevale tutto è permesso: allegria, balli, divertimenti, cibo e dolci di ogni tipo. In tutte le regioni d’Italia, nei piccoli centri, viene festeggiato il carnevale con sfilate e balli in piazza, maschere tradizionali e fantastiche, coriandoli e stelle filanti, ma in alcune città i festeggiamenti sono tanto originali da richiamare turisti e visitatori provenienti da ogni parte del paese e del mondo.

A Ivrea, in Piemonte, c’è la “ battaglia delle arance” durante la quale si assiste ad una vera e propria “guerra” tra le persone che si trovano sui carri e quelle che assistono alla sfilata. Battaglia incruenta che adopera come armi tonnellate d’arance usate come proiettili. Regina della festa è la “ mugnaia”, eroina e simbolo di libertà del popolo in rivolta contro il tiranno feudale, e che deriva da un personaggio veramente esistito. Sembra, infatti, che durante il Medioevo sia vissuta una coraggiosa fanciulla, figlia di un mugnaio che si ribellò al tiranno che governava la città e lo uccise. La rivolta popolare che ebbe inizio dal suo gesto, viene ricordata ancora oggi proprio con questa “ battaglia” che però insanguina le strade solo di succo di arancia.


Carnevale d'Ivrea e la Mugnaia 2011

Caratteristica del Carnevale di Viareggio, denominato anche Carnevale d’Italia, in provincia di Lucca (Toscana), sono gli splendidi carri allegorici più o meno grandi su cui troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui difetti vengono sottolineati con satira ed ironia. La tradizione di questa particolare sfilata risale alla seconda metà dell’800, esattamente al 1873, quando alcuni ricchi borghesi della città decisero di mascherarsi per protestare contro le tasse che erano costretti a pagare e presero a bersaglio dei loro ironici scherzi il capo degli esattori comunali. Da allora ogni anno questa sfilata permette di realizzare carri che interpretano alla perfezione il pensiero e il malcontento di tanta gente.


Un altro Carnevale famoso è quello di Putignano (BA), piccolo centro pugliese. Le sue origini risalgono a tempi lontani, 1394, rendendolo uno dei carnevali più antichi d’Europa. Il Carnevale di Putignano presenta ancora riti popolari antichissimi che si accompagnano alle tradizionali sfilate di carri ed è uno dei più lunghi per durata. Comincia infatti il 26 Dicembre, giorno di Santo Stefano, con la Festa delle Propaggini, con strofe e versi umoristici e satirici, nel dialetto putignanese, dedicati a particolari personaggi e a fatti accaduti in città dell’anno trascorso. Il Martedì Grasso (o martedì delle ceneri) si può assistere al funerale del re Carnevale, rappresentato da un maiale: il suo feretro, accompagnato dalla moglie e da donne che piangono e urlano, sfila attraverso le strade della città, e, al termine della processione, viene dato fuoco ad un fantoccio che lo rappresenta.


 
In Sardegna, ad Oristano, l’ultimo giorno di Carnevale, è dedicato alla Sartiglia, giostra equestre durante la quale i cavalieri vestiti con costumi tradizionali antichi e con il volto coperto da una maschera di legno, devono riuscire ad infilzare con la lancia le stelle sospese in alto. Dal numero delle stelle che i cavalieri, al galoppo, riescono ad infilare sulla lancia, i contadini del luogo riusciranno a prevedere se il raccolto dei campi sarà abbondante o scarso. Anche qui, è evidente che i riti di Carnevale rispecchiano tradizioni antiche e pagane legate alla fertilità della terra e alla riuscita del raccolto. Pari infatti che siano stati i crociati ad introdurla in Occidente fra il 1118 e il 1200.



Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.

Le origini del Carnevale veneziano risalgono al X secolo, attraverso le cronache storiche sappiamo che il giorno di Giovedì Grasso si ricordava la vittoria del Doge Vitale Michiel sul patriarca di Aquileia, Ulrico, avvenuta nel 1162. Per ricordare la sconfitta subita, ogni anno i successori del Patriarca dovevano inviare al Doge un certo numero di maiali che venivano uccisi e la loro carne era distribuita tra i nobili, il clero e il popolo. Gli spettacoli continuavano con giocolieri e saltimbanchi, fuochi di artificio e il Volo dell’Angelo, detto anche della Colombina, fatto da un acrobata che saliva lungo una fune fino alla loggia del campanile di S.Marco, per poi tornare a terra con un mazzo di fiori da offrire al Doge.

Vollo dell'angelo

Allora come oggi, il costume che simboleggiava il Carnevale era la bautta” formato da un mantello, detto tabarro, una cappa di merletto ed un cappuccio di seta nera. Sul capo uno strano cappello a tricorno e sul viso una maschera bianca che garantiva l’incognito. Tutti potevano mascherarsi a Carnevale, le distinzioni di ceto e di sesso cadevano, le maschere permettevano la massima libertà e soprattutto nessuna differenza.

Un tipo di bauta

Con il passare degli anni alcune tradizioni sono andate perdute, altre si sono adeguate alle nuove abitudini della vita, tuttavia il gusto del travestimento non è mutato, e l’originalità del Carnevale di Venezia è proprio nelle sue maschere. Infatti, oltre alla “bautta”, i veneziani hanno creato dei costumi preziosi e particolarissimi che fondono insieme lo stile e il gusto di tre diverse epoche storiche: il medioevo, il rinascimento e il settecento. Il risultato sono splendidi abiti di lucida seta color oro, nero o argento completati da mantelli di merletto e parrucche e, naturalmente, da una maschera che nasconde il viso, così che ognuno ancora oggi, come tanti secoli fa, si senta libero di ballare e divertirsi, certo di non essere riconosciuto.
L’atmosfera che si respira a Venezia è magica tutto l’anno, ma durante il Carnevale diventa ancora più speciale: gli spettacoli organizzati dappertutto, la musica e i balli in piazza S.Marco, le maschere dagli abiti multicolore, e, soprattutto, tanta voglia di divertirsi, tutto questo tra lo scintillio dell’acqua dei canali che come un’eco sembrano ripetere un ritornello vecchio ormai di secoli:

Par che ognun di carnevale
A suo modo possa far,
Par che adesso non sia male
Anche pazzo diventar…


Testo tratto e adattato da http://www.learnitaly.com/carnevale.htm