15 de mai. de 2011

Elenchi della felicità

Un’iniziativa del quotidiano La Repubblica su intenet ha raccolto i principali mottivi per cui vale la pena vivere. Sono gli elenchi della felicità, di donne e uomini, di ogni generazione, di ogni parte d'Italia che giunti in pochi giorni a Repubblica.it fanno vedere ancora l’importanza dell’amore della gente per la famiglia e per le cose semplici della vita. Ma prima ancora  dei più di seimila elenchi inviati al quotidiano c’è stato quello di Roberto Saviano, autore del libro “Gomorra” pubblicato nel 2006, che ha dato via a quest’iniziativa. Infatti è cominciata proprio da lui quest’idea/proposta, dal suo elenco di felicità.

È stato chiesto allo scrittore di scegliere tra tutti gli elenchi arrivati a Repubblica.it i cinque ritenuti da lui più significativi. Ed ecco cosa scrive Saviano su questa difficile impresa:

Ci sono molte cose che ritornano in queste liste, sempre le stesse, sempre essenziali.
L'amore, fare l'amore - ma farlo con la persona che si ama. Lo dicono le donne, però anche moltissimi uomini. Lo dicono di qualcuno che spesso è la moglie, il marito, il compagno o la compagna di una vita. O l'amore di un momento, il sogno d'un amore, il desiderio di amare. L'amore per i figli, da quelli non ancora nati e rappresentano la speranza del futuro a quelli già diventati adulti, che magari per lavoro sono lontani. L'amore di quelli che non ce l'hanno ancora, per cui una ragione di vivere diventa l'attesa del giorno in cui lo troveranno. L'amore per i genitori, anche malati, anche quando non ci sono più, ma continuano a vivere nel ricordo dei propri cari. Per i fratelli con cui si cerca di restare sempre in contatto.
C'è un senso fortissimo della famiglia in questi elenchi, ma il sentimento dei legami va oltre la cerchia del sangue.
Spesso si elencano gli amici, quelli veri, quelli con cui si è legati, annodati per sempre. O i gesti che ci mettono in comunicazione con gli altri: da un sorriso per strada ricambiato al trovarsi insieme per manifestare. C'è il piacere di ridere, a crepapelle, sino alle lacrime: risate terapeutiche capaci di contagiare e curare chi è triste. E il bisogno di piangere che spesso diviene un diritto conquistato con la consapevolezza di voler essere se stessi, sempre. Ci sono i viaggi, il mare, i paesaggi dei ritorni a casa, i cieli stellati, il profilo dei monti. E poi i sapori: la cioccolata, la pizza, nuotare nel Piave, il sole, i fiori. Inseriti negli elenchi smettono di essere cose trascurabili e divengono dettagli fondamentali.

Fiume Piave in Veneto

Elenchi banali, diranno i cinici, pieni di ipocrisia e di falso buonismo, diranno i saccenti. Ma chiunque abbia ascolto sincero delle parole sa che sono loro a banalizzare, impauriti dalla semplicità quando diviene senso della vita e soprattutto punto fermo di felicità. Perché la ricerca della felicità, che si fa corpo in questi elenchi coincide anche con la necessità di un nuovo inizio, di un nuovo paese, di un nuovo orizzonte. Scrivono i loro decaloghi uomini e donne che non hanno perso la fiducia in se stessi e nei loro simili, ma hanno voglia di allargare lo sguardo e di scoprire. C'è tanta musica, cinema, libri, il gusto di leggerli in spiaggia o sotto le coperte. Le squadre del cuore. C'è spesso la fede in Dio, ma anche l'orgoglio di essere italiani. C'è molta voglia di un paese migliore, molto ricordo vivo di uomini come Falcone e Borsellino, Berlinguer e Pertini. Però è un'Italia che sta anche nel mondo, ricorda Gandhi e Martin Luther King, canta Springsteen e gli U2, ha un pensiero partecipe per il Nordafrica e il Giappone.
Avevo promesso di scegliere cinque elenchi nel mare di quelli che mi hanno mandato: impresa difficile, impossibile. Non ce ne sono, è ovvio, migliori o peggiori.
Alla fine quelli che ho scelto  sono solo cinque esempi di un coro immenso che dà voce a un'Italia diversa, diversissima da come ci viene rappresentata tutti i giorni. Un paese che ha sviluppato una propria bussola, non solo interna: perché la dimensione privata di molti messa insieme può divenire pubblica. È da qui che mi piace pensare l'inizio di una possibile e necessario percorso, un insieme di desideri di felicità che si uniscono. Non il paese incattivito, egoista, in fondo disperato in cui ciascuno bada solo ai fatti propri, dove tutti sono ugualmente sporchi, compromessi, piegati, e quindi tutti uguali nella meschinità. Dove non resta che tacere e far vincere il più furbo. Ma un'Italia integra, pulita, allegra e colma di rispetto in cui possiamo riconoscere la nostra speranza e la nostra forza - a partire dai punti fermi delle nostre vite che nulla riuscirà mai a scardinare.
Elenchi e ancora elenchi. Leggerli mi fa sentire bene, mi fa sentire parte di qualcosa che riconosco. Come se riuscissi a conoscere le vite delle persone che mi hanno scritto (e ringrazio tutti coloro che hanno voluto includermi nei loro elenchi). Come se vedessi una vita in dieci punti, come se tutto il bene e tutto il male - o meglio ogni ricerca del bene e ogni resistenza al male incontrato - recassero la loro traccia in queste poche parole. Elenchi che sommati l'uno all'altro formano un castello di parole e preannunciano la costruzione di un paese per cui vale ancora la pena di vivere.
di ROBERTO SAVIANO (24 marzo 2011)
Glossario:
annodare: v.trans. legare con uno o più nodi. Sin. legare, allacciare.
a crepapelle: così tanto da scoppiare.
profilo: s.m. linea di contorno di qualcosa. Sin. contorno.
saccente: agg. che mette spesso in mostra le sue conoscenze, che crede di sapere tutto. Sin. sapientone, saputello.
decalogo: s.m. l'insieme dei dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul monte Sinai e riportati dalla Bibbia. Sin. regole, norme.
partecipe: agg. che prende parte a qualcosa, che condivide un sentimento, uno stato d’animo. Sin. Coinvolto.
badare: v.intrans. stare attento, aver cura, occuparsi. Sin. curarsi, prendersi cura, fare attenzione; preoccuparsi.
compromesso: n.m. accordo raggiunto con reciproche concessioni; transazione. Sin. accordo.
piegato: agg. coperto di piaghe.
tacere: v. intrans. non parlare, stare in silenzio.
furbo: agg. si dice di persona vivace e attenta che sa approfittare di ogni occasione per avere vantaggi personali, a volte anche a scapito di altri o in modo non corretto. Sin. astuto, sveglio, ingegnoso.
colmare: v.trans. riempire l’anima di un sentimento.
scardinare: v.trans. (fig) demolire.

Ed ecco la lista di Roberto Saviano:


2) Bill Evans che suona “Love Theme” From “Spartacus (ascoltatela qui!).
3) Andare con la persona che più ami sulla tomba di Raffaello Sanzio e leggerle l’iscrizione latina che molti ignorano.


4) Il gol di Maradona del 2-0 contro l’Inghilterra ai Mondiali di Mexico ‘86.




6) Bob Marley che canta Redemption Song (ascoltatela qui!), ascoltato nelle cuffie mentre passeggi libero.


7) Tuffarsi ma nel profondo, dove il mare è mare.
8) Sognare di tornare a casa dopo che sei stato costretto.
9) Fare l’amore in un pomeriggio d’estate. Al Sud.
10) Dopo una giornata in cui hanno raccolto le firme contro di te, accendere il computer e trovare una mail di tuo fratello che dice: “Sono fiero di te”.

Testo tratto e adattato da Repubblica.it

Discussione

Diteci tra quei cinque elenchi scelti da Roberto Saviano quello che, secondo voi, ritenete più significativo. E perché?
Le congiunzioni subordinanti:
Elenchi e ancora elenchi. Leggerli mi fa sentire bene, mi fa sentire parte di qualcosa che riconosco. Come se riuscissi a conoscere le vite delle persone che mi hanno.
La congiunzione è la parte invariabile del discorso che serve a collegare tra loro due elementi di una frase o due frasi, come ad esempio: “Passami l’olio e l’aceto”,Non posso venire perché sono stanco”.
- Tale funzione di collegamento può essere di due tipi:
Coordinante: quando la congiunzione collega due elementi di uguale natura e con uguale funzione logica: ad esempio, due nomi con funzione di soggetto (“Paolo e Laura sono partiti”), due nomi con funzione di oggetto (“Ho visto Paulo e Laura”), due aggettivi (“Paolo è bello ma antipatico”), due pronomi (“Tu e io stiamo bene insieme”), due verbi con lo stesso soggetto (“Paolo ride e scherza con tutti”) o due frasi (“L’ho chiamato e lui ha fatto finta di niente”).
 Le congiunzioni coordinanti possono essere copulative (positive:  e, anche, inoltre, pure o negative: né, neppure, neanche, nemmeno), disgiuntive (o, ovvero, oppure, altrimenti), avversative (ma, tuttavia, invece, anzi, pure), dichiarative (cioè, infatti, difatti, ossia), conclusive (perciò, dunque, pertanto, quindi, sicché) e correlative (e...e, o...o, né...né, così...così).
Subordinante: quando la congiunzione collega due proposizioni stabilendo tra l’una e l’altra un rapporto di dipendenza/subordinazione: ad esempio, “Ho chiamato Paolo perché mi aiutasse”. È evidente che la proposizione “perché mi aiutasse”, detta proposizione dipendente o subordinata o secondaria, non è autonoma né per significato né per struttura sintattica, ma infatti dipende dalla proposizione “Ho chiamato Paolo”, detta proposizione reggente o principale. Come nell’esempio tratto dal testo:
Elenchi e ancora elenchi. Leggerli mi fa sentire bene, mi fa sentire parte di qualcosa che riconosco. Come se vedessi una vita in dieci punti, come se tutto il bene e tutto il male (...) recassero la loro traccia in queste poche parole.
Le proposizioni dipendenti come se vedessi una vita in dieci punti” e come se tutto il bene e tutto il male recassero la loro traccia in queste poche parole” dipendono appunto dalla proposizione reggente/principale “leggerli mi fa sentire parte di qualcosa che riconosco” e si collegano alla principale per mezzo della congiunzione subordinata come se.
Le congiunzioni subordinanti possono essere:

• causali: perché, poiché, siccome, che, giacché: “Non vengo perché non mi sento bene”.
• finali: affinché, che, perché: “Ho telefonato ai miei amici affinché mi aspetassero”.
• temporali: quando, mentre, allora, prima che: “Mentre mi asciugavo i capelli è andata via la luce”.
• dichiarative: che, come: “Credo che venga”.
• consecutive: così...che, tanto...da: “Era così emozionato che non riusciva a parlare”.
• modali: come, così, quasi, comunque: “Mi trattò come se fossi una sciocca”.
• concessive: benché, quantunque, sebbene, nonostante: “Sebbene abbia studiato non ha superato il test”.
• comparative: come, più di, meno di, ecc.: “Le scarpe costavano meno di quanto temessi”.
• interrogative: che, perché, quando, come: “Dimmi perché sei così triste”.
• eccettuative: eccetto che, tranne che, fuorché, salvo che: “Chiedimi tutto fuorché di prestarti la macchina”.
• condizionali: se, purché, qualora: “Qualora avessi tempo comincio a leggere il primo capitolo”.

Attività tratta e adattata dal libro “La grammatica della lingua italiana” di Marcello Sensini e da “Esercitarsi con la grammatica”, livello intermedio B1-B2.

Nenhum comentário: